dedicato ALLA FONTE DI ISPIRAZIONE PIù GRANDE
Ricordi di Nonna Dina
"In questi luoghi di delizia tutto era profumo."
“Ricordo la bellezza di Nonna Dina, il suo orto rigoglioso e la sua casa accogliente che apriva i cuori alla felicità.”
“Profumo di dalie, di mughetti, di violette, d’alloro, di rosmarino, filari di pomodori , e di bosso delle siepi. Profumo di frutti, l’albicocco e la pesca, l’uva e i grandi alberi fioriti, come la magnolia con le sue foglie lucide e regali. Quel profumo entrava nelle casa dalle grandi finestre aperte, e mi accompagnava sempre.
Nella cucina di questa casa Liberty del 1926 ed in giardino si pulivamo pomodori melanzane, zucchine, porri e poi tutto si faceva bollire al pian terreno, dove le pentole brontolavano ciascuna con una propria ricetta.
Erano le verdure freschissime dell’orto, e il profumo della limonaia, con i limoni grandi e gialli che facevano venir voglia di mangiarli.
Quella casa e quella delizia, erano il profumo della mia magnolia, con i suoi fiori enormi e carnosi che la nonna faceva mettere nella mia camera per profumarla, come fece con lei sua nonna.
Quella magnolia, a cui voglio bene, e che mi vuole bene come fosse una di casa, era con i profumi dell’Orto , il centro dei miei giochi di bambina, la prima cosa che riconosco della mia casa venendo da lontano.
Quell’edificio, costruito accanto alla nostra torre rinascimentale, era stata terminato nel 1926. Il nostro luogo di delizia.
Casa e delizia sono due parole che camminano a braccetto.
La delizia di Nonna Dina è un’ armonia di dettagli, è la raffinatezza come mezzo per essere felici, per vivere avvolti nella bellezza. La delizia è profumo, è magnificenza e gusto, è saper vivere.
Che delizia! E quanti ricordi sono diventati miei per sempre, correndo per quelle sale e in quel giardino con gli altri bambini. Ricordo le lenzuola di canapa, rigorosamente ricamate a mano, secondo l’arte fiorentina.
Il loro profumo di lavanda riempiva l’aria quando erano stese al sole, e noi vi giocavamo in mezzo ridendo spensierati.
Quel profumo è rimasto nel mio cuore, e ci rimarrà per sempre, come l’immagine di quelle lenzuola candide bagnate all’aria, libere e svolazzanti in attesa di essere stirate con amore, e riposte negli armadi impacchettate con nastri di raso, dagli ecru ai rosa pallido.
Lo stesso profumo dell’Orto di Nonna Dina è racchiuso in vasetti preziosi e gustosi.
Quella casa e quella delizia erano per me le ricette della nonna Dina, che sovrintendeva ai lavori in cucina. Quella casa e quella delizia, erano il profumo della mia magnolia, con i suoi fiori enormi e carnosi che la nonna faceva mettere nella mia camera per profumarla, come fece con lei sua nonna.
Quella casa e quella delizia erano le nostre profonde tradizioni; gli alberi di Natale nella grande sala con tutta la famiglia riunita, i canti, la gioia, il profumo delle bucce di arancia e dei rametti di pino che si scioglievano in profumo, ardendo nella grande stufa di ghisa, così bella, dalle sinuose morbidezze liberty.
I cibi delle feste così deliziosi e rari. L’attesa dell’arrivo della Befana, il vecchio inverno, immaginato dai bambini, nel racconto degli adulti, come una signora attempata. La Befana, l’inverno, che in procinto di lasciarci, portava i suoi doni più preziosi a noi più piccoli. L’aspettavamo con un po’di paura per il suo aspetto, e tanta impazienza. La nonna la chiamava da sotto il camino, e noi rimavamo in silenzio, vigili e incuriositi. Affascinati, ci guardavamo intorno, sicuri che avremmo potuto vederla.
Dopo averla chiamata, la nonna soffermava la nostra attenzione su un rumore, uno fra i tanti in quella grane casa: era arrivata la Befana. Quel rumore era lei, li vicino a noi, in alto sul tetto. Eravamo entusiasti, felicissimi del suo arrivo, e correvamo in soffitta seguiti dalla nonna. Lei ci faceva vedere dove la Befana era passata per scendere dal camino, e noi osservavamo incuriositi. Era venuta per portarci i doni, eravamo stati buoni tutto l’anno aspettando questo momento. Nello scoprire che la Befana era passata li, a poca distanza da noi, eravamo sbalorditi, pieni di gioia, la gioia spensierata dei più piccoli. Scendevamo allora nuovamente al pian terreno, e lì trovavamo le sue orme nella cenere, aveva lasciato le sue tracce in cucina.
La nonna sorrideva, aveva compiuto la sua magia, e noi mangiavamo i dolci, i dolci che aveva portato la Befana, ma che in realtà aveva fatto preparare la nonna.
Quella casa aveva le sue tradizioni, tradizioni tramandate di padre in figlio, di madre in figlia.

Aveva un suo sapere e un suo gusto. Una raffinatezza nei dettagli e nel saper fare. Aveva un gusto profondo per il bello e per il buono. Viveva la sua delizia!
Sono queste tradizioni, questa delizia, la gioia di vivere e il mio sapere, quello che mi è stato tramandato e che fu tramandato molte volte prima di me, che io metto in ogni cosa che faccio.
E’ questo che voglio condividere con voi, perché mi è stata insegnata l’arte del ricevere e del condividere. I profumi che miscelo, sono il frutto delle ricette di Nonna Dina e servono solo a riprodurre i profumi che hanno caratterizzato la mia vita, i profumi della natura che mi ha accolto in quel luogo meraviglioso.
